Studenti e coronavirus: Davide Strada, “Globalizzazione e diritti umani”

Una riflessione di Davide Strada, studente di V Liceo, che si concentra su temi attuali e importanti per la nostra civiltà e il nostro futuro: gli effetti della globalizzazione (che ci rende parte – a volte carnefici, a volte vittime, spesso inconsapevoli – del corpo di un nuovo Leviatano), il ruolo delle tecnologie nella vita di tutti, l’ampliarsi delle disuguaglianze sociali e l’affermarsi dell’intolleranza come strumento politico di consenso.

Globalizzazione e diritti umani

Quando si parla di tecnologia e globalizzazione si sta parlando di due cose che stanno radicalmente cambiando la nostra civiltà e contribuendo al suo sviluppo. Volendo porterebbero portare facilmente alla pace e alla fine della fame nel mondo. Nonostante le premesse siano buone, ciò non accade e il problema si rivela essere sempre lo stesso: l’uomo. L’uomo è il motivo per cui le utopie come il comunismo non potranno mai funzionare. Egli non vuole accontentarsi di quel che ha, la sua ricchezza diventa spesso la disgrazia dell’altro, rendendo questa società simile allo stato di natura descritto da Hobbes. La globalizzazione è un termine adoperato, a partire dagli anni novanta, per indicare un insieme assai ampio di fenomeni connessi con la crescita dell’integrazione economica. In moltissimi luoghi, però, questo non avviene, ancora gran parte della popolazione mondiale vive infatti nella povertà e nell’impossibilità di accedere all’istruzione. Il termine globalizzazione è  spesso usato come sinonimo di liberalizzazione, per indicare la progressiva riduzione, da parte di molti Paesi, degli ostacoli alla libera circolazione delle merci e dei capitali. Questo, tuttavia, è solo un aspetto del fenomeno della globalizzazione, che comprende, in particolare, una tendenza al predominio sull’economia mondiale da parte di grandi imprese multinazionali, operanti secondo prospettive sempre più autonome dai singoli Stati. Finché continuano a predominare queste dinamiche avremmo sempre più una disuguaglianza enorme nella spartizione delle ricchezze, come dimostra il fatto che gli abitanti di molti paesi dalle grandi risorse naturali stanno morendo di fame. Non tutti, infatti, stanno beneficiando dell’uso della tecnologia e neanche delle possibilità di  accesso all’istruzione. Per questo penso che questo periodo storico stia solo esaltando gli effetti di una società molto classista. Per quanto riguarda il Paese in cui vivo, la situazione è paradossale. Gli uomini al potere hanno convinto i cittadini che l’immigrazione sia un enorme problema, creando odio e nazionalismo. Fortunatamente in molti non condividono certe idee, ma questo ancora non basta. L’ignoranza che viene sfruttata dalla politica deve essere combattuta, le menti di domani non devono crescere prive di cultura e sensibilità. Solo in un mondo dove ognuno ha pari opportunità si può parlare davvero di globalizzazione.

Il progetto “Studenti e coronavirus”

L’esperienza di Daniela Malini, docente e scrittrice, in collegamento quotidiano con i suoi studenti, costretti all’isolamento e raggiunti da notizie e numeri drammatici relativi alla tragedia della pandemia, nonché bombardati da messaggi mediatici spesso contraddittori. “Questo progetto è nato in modo del tutto spontaneo, “ spiega l’insegnante, “durante le primissime lezioni in videoconferenza con le mie classi. Mentre ci si ritrovava, con una certa emozione da parte di tutti, dopo un periodo di sola comunicazione attraverso il registro elettronico e le email con cui i ragazzi mi inviavano i lavori svolti, gli studenti mi hanno proposto di raccontare le loro giornate di clausura e ansia. Tra un discorso e l’altro, qualcuno ha iniziato a mostrare a me e ai compagni un disegno, un fumetto, una scritta, un autoritratto. Ho notato che c’erano in tutti questi lavori elementi comuni, il senso di spaesamento dei ragazzi: occhi enormi persi nel vuoto, sguardi come ipnotizzati rivolti verso uno schermo, letti della cameretta che si trasformano in stanze disadorne di ospedale, oggetti che assumono un nuovo significato simbolico (l’Amuchina), eroi che indossano la mascherina… La proposta di esprimere il proprio vissuto e di condividerlo con gli altri ragazzi è stata subito accolta da alcuni studenti. Ho poi pensato che fosse importante far conoscere anche all’esterno quello che provano gli adolescenti, che per la prima volta nella loro vita si ritrovano in una situazione nuova ed estremamente pesante sul piano psicologico. Spesso con un certo carico di lavoro scolastico da svolgere tutti i giorni, on line. Il progetto “Studenti e coronavirus” presenta alcune opere realizzate dagli studenti e le idee che le hanno ispirate. E a proposito di idee, un ringraziamento speciale a Federica.

Frontespizio del Leviatano do Thomas Hobbes (1651)

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