Sara Calcagno, V Liceo, ha utilizzato il lungo tempo della quarantena per osservare, con uno sguardo nuovo, la quotidianità della sua casa. Ha fotografato gli oggetti che ha osservato per anni riposti sulle mensole o i quadri appesi alle pareti, forse nel tentativo di vederli per una volta dall’esterno e riappropriarsene. Il parallelismo tra la casa e la Terra non è immediato ed è anche molto coraggioso. Gli adolescenti, a un certo punto del loro processo di crescita, devono prepararsi al distacco. Sanno che uscire dal nido sarà necessario per avere una propria vita. E il distacco, ci suggerisce Sara, sarà paradossalmente meno difficile proprio se si lascerà un luogo dove si è davvero “stati”, anche a livello emotivo e affettivo. Qui di seguito, Sara ci offre, introducendo la sua suggestiva gallery fotografica, una riflessione su questo lungo periodo di isolamento, straniazione e resilienza, che la conduce a paragonare la casa in cui si è attualmente chiusi al nostro pianeta, anch’esso in attesa di un futuro incerto.
Casa Terra
“Mi accorgo che la mia vita è cambiata. È bastato un mese? Io dico di sì. È strano, per quindici anni ho abitato in questa casa e non mi sono mai sentita così. Se penso a come mi sento, mi trovo in contrasto. Provo le stesse sensazioni di chi, ad esempio, vive ai domiciliari? Posso dire che la mia casa è diventata la mia vita. Un recinto di ‘bene’ formato e costruito da chi mi vuole bene; ed ecco che forse per la prima volta me ne accorgo. Sento che la mia casa sta compiendo il suo dovere, mi ospita, mi accoglie, fa bene il suo lavoro. È al mio servizio: devo proteggerla? Devo badare a lei? E’ una culla, costruita e adattata sulle mie esigenze, ma che con il tempo mi abbandonerà. C’è qualcosa che la fa assomigliare alla Terra. Come la mia casa, la Terra è stata coltivata, curata e amata, ma allo stesso tempo è stata anche maltrattata, usata, sfruttata. La Terra ora ha i suoi problemi, ferite causate da noi esseri umani e probabilmente un giorno ci lascerà. Sarà così anche con la mia casa? Ad ogni modo inizio ad imparare a conoscerla, un eufemismo quasi. Sono arrivata a vederla come un quadro in evoluzione. Lo modifico, lo perfeziono, lo ritocco, lo distruggo per poi migliorarlo. Sono fortunata. Banale dirlo, ma lo sono. Lo sono. Apparentemente in questo periodo si direbbe che la casa sembri opprimente, ma sono dell’idea che l’unica prigione sia la testa”.
Il progetto “Studenti e coronavirus”
L’esperienza di Daniela Malini, docente e scrittrice, in collegamento quotidiano con i suoi studenti, costretti all’isolamento e raggiunti da notizie e numeri drammatici relativi alla tragedia della pandemia, nonché bombardati da messaggi mediatici spesso contraddittori. “Questo progetto è nato in modo del tutto spontaneo, “ spiega l’insegnante, “durante le primissime lezioni in videoconferenza con le mie classi. Mentre ci si ritrovava, con una certa emozione da parte di tutti, dopo un periodo di sola comunicazione attraverso il registro elettronico e le email con cui i ragazzi mi inviavano i lavori svolti, gli studenti mi hanno proposto di raccontare le loro giornate di clausura e ansia. Tra un discorso e l’altro, qualcuno ha iniziato a mostrare a me e ai compagni un disegno, un fumetto, una scritta, un autoritratto. Ho notato che c’erano in tutti questi lavori elementi comuni, il senso di spaesamento dei ragazzi: occhi enormi persi nel vuoto, sguardi come ipnotizzati rivolti verso uno schermo, letti della cameretta che si trasformano in stanze disadorne di ospedale, oggetti che assumono un nuovo significato simbolico (l’Amuchina), eroi che indossano la mascherina… La proposta di esprimere il proprio vissuto e di condividerlo con gli altri ragazzi è stata subito accolta da alcuni studenti. Ho poi pensato che fosse importante far conoscere anche all’esterno quello che provano gli adolescenti, che per la prima volta nella loro vita si ritrovano in una situazione nuova ed estremamente pesante sul piano psicologico. Spesso con un certo carico di lavoro scolastico da svolgere tutti i giorni, on line. Il progetto “Studenti e coronavirus” presenta alcune opere realizzate dagli studenti e le idee che le hanno ispirate. E a proposito di idee, un ringraziamento speciale a Federica.