Scuola. L’arte ci risponde. Manuel Menichelli, “M.O.T.”

La persistenza della memoria di Salvador Dalí, capolavoro emblematico del Surrealismo, ispira anche Manuel Menichelli, 14 anni, studente di prima presso il Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti di Genova. Il dipinto raffigura, in un paesaggio costiero popolato da elementi simbolici, tre orologi molli, in cui ravvisiamo la natura incostante ed elastica del tempo, nella nostra percezione. La pandemia ha causato notevoli sofferenze ai giovani e ha posto molti di loro di fronte alla necessità di affrontare il tempo che passa secondo modalità diverse rispetto al passato. È un tempo chiuso, a volte lento, quasi sempre ansiogeno quello che caratterizza le loro giornate e la solitudine, l’impossibilità di condurre una vita sociale libera, li costringono spesso a giorni di attesa e angoscia. Il giovane Manuel li distempera nell’ironia.

Gli studenti del Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti di Genova, coordinati dalla docente e scrittrice Daniela Malini, stanno vivendo una nuova esperienza educativa e culturale, in questo periodo di pandemia e insicurezza sociale. Il tema dell’iniziativa è “L’arte risponde”.

“Siamo partiti dall’osservazione di alcune famose opere d’arte,” spiega Daniela Malini. “I ragazzi si esprimono attraverso una riflessione, un monologo, un commento. Possono descrivere anche il particolare dell’opera scelta, far parlare un fiore. I sentimenti prodotti dalla pandemia che ci circonda e la situazione di isolamento emergono da soli, perché sono ben presenti nella coscienza dei ragazzi. E l’arte, interrogata da ciascuno di loro, come un test proiettivo dai contenuti universali, offre risposte da luoghi che sono quasi sempre meno ansiogeni della nostra attualità”.

M.O.T.

di Manuel Menichelli, 14 anni

Opera scelta: La persistenza della memoria di Salvador Dalí

Essere un orologio non è bruttissimo, essere un tutt’uno con il tempo, essere indispensabile per gli uomini; ha un non so che di stranamente drammatico, però dover essere sempre limitati a misurare il tempo dopo un po’ può diventare noioso: aspettare che le lancette facciano sempre quel giro che alcune volte sembra infinito! e se lo dice un orologio, sarà vero… giuro di non essere rotto se ve lo state chiedendo, anche se sono sempre stato un po’ diverso dagli altri orologi.

Soffro di una strana condizione abbastanza conosciuta, soprattutto grazie a un quadro di Salvador Dalì: si ci sono anch’io in quel quadro. Ma torniamo a questa strana condizione, alcuni la chiamano “mollite orologica temporale”, dove degli ingranaggi iniziano a comportarsi in modo diverso, strano, cambiando completamente la nostra struttura. Non ne ho sempre sofferto in realtà, all’inizio pensavo che soffrire della M.O.T. fosse una disgrazia, ma ora la vedo in modo differente, sono diverso, si, è vero, ma almeno ho una vita diversa. Certo, non posso essere usato poiché scivolerei dalle mani degli umani, quindi non posso svolgere il mio compito principale… ma a me piace così, non voglio vivere le stesse identiche cose dei miei simili, voglio differenziarmi.

Ma tornando a parlare della nostra cara M.O.T., ne esistono due tipi, un tipo non causa alcun danno, ed è inoffensivo, l’altro, purtroppo, va a toccare un ingranaggio importante per noi orologi, ovvero quello che fa andare avanti le lancette: con la M.O.T. queste lancette iniziano ad andare indietro, finché l’orologio non smette di girare; è una fine un po’ drammatica lo so, effettivamente non mi manca ancora molto per terminare il mio tempo, probabilmente questo è il mio ultimo scritto.

Se avrò la possibilità scriverò ancora, se invece il tempo non sarà dalla mia, non ci saranno altri testi, io forse non continuerò a viaggiare nel futuro, ma almeno non mi sono limitato a quello che la vita aveva in programma per me. Termino così, sono stanco.

P.S. essere così molli non è male quando bisogna dormire.

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