di Roberto Malini
La pittura: come la amiamo quando intraprende nuove strade o interpreta il sentire di mondi che cambiano! Come ci folgorano l’idea, il lampo di genio! Sarebbe un errore però, sottovalutare gli artisti che, al contrario, si impegnano nel solco della tradizione, per rinnovarla, per darle nuova e sempre più vitale linfa. Oggi, mentre l’anno volge al termine, penso all’opera di Georges-Antoine Rochegrosse (Versailles, 2 agosto 1859 – Algeria, 1938), l’ultimo degli accademici. Pittore di Storia, orientalista, artista religioso, dipingeva alla sua maniera, che si proponeva di rendere più armoniose la memoria della civiltà e le bellezze della natura. Intanto, intorno a lui, fra la fine del XIX secolo e la prima parte del XX, l’arte si liberava delle forme visive tradizionali, dei materiali e dei concetti che avevano caratterizzato secoli di creatività, talento, virtuosismo, impegno e ingegno. Ma lui sembrava non accorgersene. Oppure non gli importava proprio.