Lia Gambino è una persona che conosce il valore del vivere, perché l’esistenza le ha riservato molto dolore, ma anche occasioni di impegno a difesa di chi è più debole. Occasioni che ha sempre colto con coraggio, facendo la differenza pur mantenendo quella riservatezza che le è necessaria. È una cara amica, una donna a cui non si può non volere profondamente bene. Mi sono imbattuto in questa sua riflessione sul ruolo dell’essere umano nel teatro del mondo di oggi, in cui odio e indifferenza a volte sembrano prevalere su ogni fiaccola di speranza. Non si può accettarlo ed è necessario condurre una lotta silenziosa per ritrovare quell’umanità che pare nascondersi nei deboli interstizi luminosi di una notte senza fine.
Terrena. Fin troppo.
di Lia Gambino
Sto pensando che… ora è arrivato il momento di smettere di stare male, di cercare di capire, di soffrire… È il momento di provare pena per chi odia e prova risentimento o, peggio, indifferenza. Veder morire la mia amica, una ragazza di 38 anni, piena di voglia di vivere, buona quanto bella, solare, dedita agli altri, che si è aggrappata alla vita fino all’ultimo respiro, mi ha dato una solenne sberla. Chi odia, chi vive di egoismo, di risentimenti irrisolti, in realtà non vive, non sarà mai felice, non capirà mai il senso della vita. E infine morirà, come tutti. Senza aver assaporato la gioia e la serenità che solo il bene sa dare. Tanto, la vita è un soffio e dietro l’angolo c’è sempre qualcosa di peggio. Sì, ora è giunto il momento di provare pietà per chi ha tanta cattiveria in sé. Di credere ancora in me stessa e nei valori per i quali ho vissuto. La solitudine e la sofferenza mi hanno chiuso gli occhi troppo pieni di lacrime. Ora è bene che li riapra. È faticoso, ma solo così posso riuscire a vedere che non sono io la persona più infelice. In realtà chi rende infelici gli altri sono essi stessi, persone prive di gioia nel profondo. Trattare male è solo una difesa di chi non ha risolto i propri problemi esistenziali, non ha capito nulla della vita. E nulla di buono può fare o ricevere. Sì, la mia vita è triste, ma è stata molto intensa proprio perché difficile. Ho lottato sempre. E amato tanto. Ora smetto. Ora è il momento di reagire. Ora mi sento in dovere di difendermi dalla cattiveria. A qualunque costo. Ora è il momento di avere pena per chi cerca solo un capro espiatorio ai propri problemi. In fondo non devo diventare santa né mi ci farebbe diventare nessuno. Sono terrena. Fin troppo. Quindi mi difenderò dal male che mi viene e verrà. Inutile sprecare altro tempo. Non ne ho molto. E per chi lo spreca facendo del male voglio provare solo una grande compassione. Fa meno male della rabbia e dello sgomento. Ed è più positiva. Ora sono disintegrata in mille pezzi, ma spero di rimettere insieme qualche tassello, almeno quelli che mi servono a volermi un po’ più bene. In fondo chi può stare meglio con me se non me stessa? Mi ritroverò? Può darsi. Può darsi di no. Ma ci provo.
Dipinto di William Blake (1757-1827), “Donna seduta con una bacchetta”.