Scuola e letteratura. Asia Barrara, “Cantate la vostra canzone”

«La vita è questo», scrisse Henry David Thoreau, «un esperimento che, per la gran parte, non ho ancora intrapreso». È un sentimento che accomuna spesso i giovani, attraverso le generazioni e soprattutto nei periodi in cui il mondo non offre che incertezza e precarietà. Asia è una studentessa del II anno del Liceo delle Scienze Umane di Genova. Il suo breve testo rappresenta bene lo stato d’animo di molti ragazzi dopo gli anni della pandemia. Asia invita i propri coetanei a sperimentare la vita in modo intenso, a recuperare il rapporto con la natura, evitando di rinchiudersi tra le mura domestiche, magari in compagnia di un cellulare, per restituire valore ad ogni istante dell’esistenza. Per l’iniziativa “Scuola e letteratura”, ideata dalla docente e poetessa Daniela Malini, ecco Cantate la vostra canzone di Asia Barrara.

Cantate la vostra canzone

di Asia Barrara, II Liceo Scienze Umane di Genova

Sono nel mio letto, come ormai quasi sempre in questi giorni. I pensieri vanno e vengono, suscitando in me paranoie e ansie che mi impediscono di fare qualsiasi cosa. Osservo passare la mia adolescenza, anni che non torneranno mai più. Vorrei con tutta me stessa darmi forza, ma mi trovo in un vicolo cieco. Avete presente quando vedete tutto intorno a voi crollare e non trovate una via d’uscita, vi sentite soli e vorreste solamente non pensare più a nulla? Ecco, questo è ciò che sto passando in questo periodo.

Vorrei che pian piano la nostra nuova generazione si accorgesse di quante cose sta perdendo e che ognuno di noi lasciasse un po’ giù i cellulari e si godesse la vita, perché, come giustamente si dice e si scrive da secoli, «è una sola». Vorrei dire ai ragazzi e a me stessa di vivere con intensità: fate ciò in cui credete superando le vostre paure, andate su un prato a leggere un libro o in riva al mare con una persona che amate, cantate a squarciagola la vostra canzone preferita, esprimete ciò che provate, perché questi anni non torneranno mai più.

Concludo questi pensieri con una frase di Vivian Greene, spesso attribuita al Mahatma Gandhi: «La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia». Una dichiarazione di intenti che potrebbe aiutarci a dare un valore nuovo alla nostra vita.

Nella foto, Mario Bordi (Firenze 1896 – 1980), Firenze sotto la pioggia

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