di Roberto Malini
Perché Odisseo sterminò i proci, una volta tornato a Itaca? Qual era la loro colpa, visto che ognuno dei principi attendeva, vivendo a casa dell’eroe, che la saggia Penelope scegliesse e sposasse uno di loro? Mi dà lo spunto per la riflessione l’amico di Facebook Alfonso. Telemaco è l’erede vero e Odisseo non è ancora dichiarato morto. I proci (μνηστῆρες, “pretendenti”) non accettano né l’una né l’altra cosa e tradiscono ogni norma di ospitalità, comportandosi come parassiti. Antinoo ordisce addirittura un complotto per assassinare l’erede legittimo. Itaca non ha bisogno dei proci, perché attende il suo sovrano o l’incoronazione dell’erede. Ecco perché Omero descrive come malvagi, con i suoi versi potenti e sacri, quei 108 principi arroganti e privi di rispetto per l’isola, le sue tradizioni e le sue divinità tutelari.
Alfonso nota come a Itaca la monarchia retta da Odisseo sia ormai solo simbolica, quale forma di governo, visto che l’isola procede da vent’anni in sua assenza, senza mostrare di soffrirne. Ha ragione. I greci di Itaca sono parte sempre attiva di una comunità associativa, senza sovrani e sudditi (ruoli che invece esistono fra i micenei, per esempio), se non in senso simbolico. L’itacese è un πολίτης, un cittadino la cui ambizione e il cui comportamento si ispirano a un ideale che pone al primo posto il bene della collettività. La comunità di Itaca ha i suoi rappresentanti eletti, che esprimono delibere e risoluzioni nell’agorà, l’assemblea che rappresenta la polis e il suo bene supremo. Essa funziona anche in assenza del sovrano, il quale tuttavia è la rappresentazione più alta e degna di amore dell’isola stessa; il sovrano e i suoi successori legittimi sono l’eredità antica di Itaca e il suo spirito eroico, proiettato nel futuro.
Nella foto, il massacro dei proci su un cratere magnogreco di Capua, 330 a.C. circa