Daniela Malini finalista al Premio Letterario “Racconti a 33 giri”

Daniela Malini con il racconto Aizitsuig – “Giustizia”, se letto al contrario – è entrata nella selezione finale del Premio letterario “Racconti a 33 giri”, indetto dall’Associazione culturale “Il paese che non c’è” in occasione della celebrazione dei 33 anni di attività. Il concorso contempla quattro categorie: “Classica”, racconti dal sapore di altri tempi; “Pop”, racconti noir e fantasy; “Rock”, racconti anticonformisti o dalle tematiche forti; “Jazz”, racconti fuori dagli schemi.

La Commissione Giudicatrice dell’edizione 2022 del Premio, “dopo scrupolosa selezione, resa difficile dall’eccellente livello e dai moltissimi elaborati pervenuti”, ha designato l’autrice tra i finalisti. I nomi dei vincitori saranno resi noti durante la cerimonia di premiazione che si terrà domenica 30 ottobre alle ore 15.00 a Bergamo, presso EXSA – Ex carcere di Sant’Agata, vicolo Sant’Agata, Bergamo Alta.

Durante la manifestazione sarano inoltre svelati i nomi dei vincitori dei concorsi “Criticate tutti, tranne Shakespeare” e “Lettere impossibili”. Ospite d’onore, Giulio Natali finalista al Premio Italo Calvino. Due chiacchiere con Anna Martinenghi, Franco Padovan, Angela Ruffino, M. Carmen Vitali, Laura Bassa. Maestro di cerimonie sarà Ottavio Gerosa, mentre la presentazione di iniziative e corsi è affidata a Angela Sabella e Silvia Gilardi. A seguire, un festoso brindisi.

In anteprima su “Genova Poesia”, ecco il racconto di Daniela Malini, tanto breve quanto intenso: una parabola che invita a importanti riflessioni sul mondo travagliato in cui viviamo.

Aizitsuig

di Daniela Malini

Ormai nessun Omou pronuncia più il suo nome e i pochi che l’hanno vista, molto tempo fa, galleggiare un’ultima volta nell’aria aspra del mattino, ad ali ferme, per poi scivolare tra le colline dell’ampia valle, non lo ricordano. Molti sono convinti che non sia mai esistita e che la sua sia solo una leggenda che i vecchi raccontano, come si raccontano ai bambini le fiabe: una storia senza tempo, che parla di un popolo pacifico e fiero, gli Omou. La forza di quel popolo, narrano i pochi anziani rimasti, dipendeva esclusivamente dallo sguardo vigile di lei sul piccolo villaggio. I genitori, a quei tempi, lasciavano i propri bambini liberi di scorrazzare per il piccolo borgo, senza preoccupazioni: sapevano che la sua presenza, anche solo avvertita, avrebbe garantito la loro sicurezza. In quei tempi, che i vecchi ricordano quasi come un sogno, con un sentimento simile a quello che provano gli adulti quando ritrovano, per caso, in un cassetto, un oggetto appartenuto alla propria infanzia di cui avevano dimenticato l’esistenza, ma a cui istintivamente sentono di essere profondamente legati, in quei tempi si diceva, chiunque avesse subito un torto – ma era un fatto piuttosto raro, perché la sua stessa presenza scoraggiava anche i più inclini a compiere delitti – sapeva con certezza che prima o poi il prepotente sarebbe stato punito. Ma non avendo memoria di quel mondo, nessuno, ora, crede che sia veramente esistito e ormai tutti vivono secondo le nuove consuetudini e si adattano anche alle peggiori ingiustizie, che considerano naturali, come sono naturali il cielo, gli alberi e le pietre. A parte quei pochissimi che, all’alba, con la vista annebbiata dal trascorrere degli anni, scrutano ancora il cielo, nella speranza che lei, Aizitsuig, ritorni.

Illustrazione in A.I. e pittura digitale di Roberto Malini

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