29 ottobre 2022, assegnati i Premi Rotondi ai salvatori dell’arte

di Roberto Malini

Il 29 ottobre sono stati assegnati i Premi Rotondi ai salvatori dell’arte 2022, nell’auditorium comunale di Sassocorvaro. Il riconoscimento previsto da legge statale del 2009 prende nome dall’ex soprintendente di Urbino Pasquale Rotondi (Arpino 1909 – Roma 1991), che coordinò l’«Operazione Salvataggio» dei principali capolavori dell’arte italiana nel Montefeltro marchigiano.

Il Premio Rotondi che ho ricevuto nel 2018 quale “Salvatore dell’arte della Shoah” è uno dei riconoscimenti che mi sono più cari, perché mi ci riconosco e conservo quell’impulso a preservare le opere d’arte in pericolo che è presente in me fin da quando ero bambino. Mi sento sempre molto vicino a chi riceve il Premio Rotondi, così come provo un sincero affetto per coloro che si dedicano a difendere opere d’arte e beni culturali.

Tutti i premiati 2022

Sezione Mondo: la giuria ha scelto Maria Letizia Amadori, esperta scientifica, per l’attività di ricerca legata alla conoscenza materica dei beni culturali e alle problematiche conservative connesse, che si serve di metodologie non invasive e micro invasive applicate allo studio di dipinti su tele, tavole, dipinti murali, manufatti lignei policromi e ceramiche. Con 140 articoli scientifici pubblicati Maria Letizia Amadori, dal 2016, anno del terremoto in Myanmar, dirige il progetto di ricerca per lo studio dei materiali costitutivi dei templi della valle Pagan. Un tassello conoscitivo fondamentale per la ricostruzione degli oltre 300 edifici lesionati. Nell’ambito della conservazione ha lavorato anche in Egitto, Libia, Marocco. In India si è occupata del restauro dei dipinti murali in Rajasthan, mentre in Iran le sue ricerche hanno segnalato un’area artigianale utilizzata per preparare i pigmenti dei palazzi di Persepolis. In Italia le sue indagini hanno coinvolto alcuni beni architettonici colpiti dal terremoto del 2016. Grazie alle scienze applicate alle opere d’arte la professoressa Amadori ha contribuito a una più approfondita conoscenza delle tavole degli Uomini illustri e degli autori fiamminghi. I rapporti instaurati in questi anni con il Louvre sono stati inoltre una delle premesse per il ritorno delle tavole a Palazzo Ducale in occasione della mostra-evento del 2015. Le ricerche della professoressa Amadori hanno penetrato la tecnica pittorica, tra gli altri, di Giovani Santi, Perugino, Barocci, Lotto, Tiziano, Caravaggio, Hayez e Segantini. Da ultimo, gli studi condotti su Giusto di Gand hanno rilevato la presenza inattesa di materiali come la polvere di vetro nei pigmenti utilizzati. Una scoperta, in via di pubblicazione, che promette di aprire nuovi filoni multidisciplinari di ricerca.
per l’attività di ricerca legata alla conoscenza materica dei beni culturali e alle problematiche conservative connesse, che si serve di metodologie non invasive e microinvasive applicate allo studio di dipinti su tele, tavole, dipinti murali,
manufatti lignei policromi e ceramiche. Con 140 articoli scientifici pubblicati la Amadori, dal 2016, anno del terremoto in Myanmar, dirige il progetto di ricerca per lo studio dei materiali costitutivi dei templi della valle Pagan. Un tassello conoscitivo fondamentale per la ricostruzione degli oltre 300 edifici lesionati. Nell’ambito della conservazione ha lavorato anche in Egitto, Libia, Marocco. In India si è occupata del restauro dei dipinti murali in Rajasthan, mentre in Iran le sue ricerche hanno segnalato un’area artigianale usata per preparare i pigmenti dei palazzi di Persepolis. In Italia le sue indagini hanno coinvolto alcuni beni architettonici colpiti dal terremoto del 2016. Grazie alle scienze applicate alle opere d’arte la professoressa Amadori ha contribuito a una più approfondita conoscenza delle tavole degli Uomini illustri e degli autori fiamminghi. I rapporti instaurati in questi anni con il Louvre sono stati inoltre una delle premesse per il ritorno delle tavole a Palazzo Ducale in occasione della mostra-evento del 2015. Le ricerche della Amadori hanno penetrato la tecnica pittorica, tra gli altri, di Giovani Santi, Perugino, Barocci, Lotto, Tiziano, Caravaggio, Hayez e Segantini.Da ultimo, gli studi condotti su Giusto di Gand hanno rilevato la presenza inattesa di materiali come la polvere di vetro nei pigmenti utilizzati. Una scoperta che promette di aprire nuovi filoni multidisciplinari di ricerca.

Sezione Europa: a Ingrid van Engelshoven, ministra olandese della cultura. per la storica decisione annunciata nel 2021 (quando era in carica) dal governo del suo Paese: l’Olanda restituirà le opere trafugate in maniera illecita alle ex colonie olandesi. Così si vuole riparare un’ingiustizia storica.
Sezione Italia: a Ilaria Borletti Buitoni, già deputata e sottosegretaria ai Beni culturali, attualmente vicepresidente del Fai, Fondo Ambiente Italiano. Per l’attenzione e la passione da sempre rivolte al salvataggio dei beni culturali e ambientali. Il paesaggio è tutto ciò che ci circonda, sul quale posiamo lo sguardo, un insieme di natura e opera dell’uomo, oltre a una ricca stratificazione di interventi che lo hanno man mano definito, dipinto, raccontato ma soprattutto vissuto ed è per questo che va tutelato e promosso proprio come un opera d’arte qual è.

Premi speciali

Premio speciale Marche: Anna Cerboni Baiardi (Università di Urbino) e Marzia Faietti (Kunsthistorisches Institut in Florenz), curatrici del volume contenente gli atti del convegno dedicato a Marcantonio Raimondi, primo incisore di Raffaello, edito da Accademia Raffaello.

Premio speciale protezione civile: Giovanni Legnini, Commissario straordinario del Governo per l’energia e la competenza con le quali ha impresso una svolta al processo di ricostruzione dopo il sisma del 2016 nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

Premio speciale Comunicazione: Nicolas Detry, architetto, docente all’università di Clermont-Ferrand, in Francia, studioso attento del problema e del salvataggio delle opere d’arte durante la Seconda guerra mondiale: temi ai quali ha dedicato un corposo volume: “Le patrimoine martyr”.

Premio speciale mecenatismo: Giuseppina Antognini, per il suo generoso dono al milanese Museo del Novecento in dipinti di grandi firme (Boccioni, Sironi, Balla, De Chirico e altri) e in denaro (5 milioni di euro) in modo da realizzare il sogno del suo compagno di vita e di collezionismo, Francesco Pasquinelli.

Premio speciale L’arte che salva l’umanità: ex aequo Gianni Giannini (cittadino esemplare di Pennabilli, protagonista di una favola italiana con il poeta del cinema Tonino Guerra) con l’ex sindaco di Rimini Andrea Gnassi per il suo straordinario contributo al turismo culturale del Comune da lui guidato concretizzatosi in operazioni luminose di recupero di gioielli culturali e di memoria come il Teatro Galli, il cinema Fulgor caro a Fellini con una parte del Museo Fellini e la Rocca malatestiana con il Museo Fellini e anche stanze dedicate a Tonino Guerra.

Tributo alla memoria: Paolo Giorgio Ferri, il magistrato che combatteva i criminali dell’arte, noto, oltre che per le grandi doti umane, per la sua pluriennale attività di contrasto ai ladri d’arte: per circa un ventennio ha dato la caccia con successo a trafficanti, tombaroli, mercanti corrotti, ricettatori, direttori di musei poco limpidi. La sua più grande intuizione è stata quella di portare nei tribunali la battaglia contro i predatori dell’arte, e grazie a questa innovazione ha consentito a molte opere di tornare ai legittimi proprietari. Ferri, fino al giorno della sua scomparsa, è stato presidente nazionale della SIPBC (Società italiana per la protezione dei beni culturali).

Nelle foto, la locandina 2022 e il momento in cui ricevetti e mostrai al pubblico il Premio Rotondi, nel 2018.

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