Fano, alla ricerca dell’eredità di Vitruvio

di Roberto Malini

Giornali e telegiornali hanno amplificato, negli ultimi giorni, l’eco dei ritrovamenti archeologici a Fano. L’ipotesi che ha sedotto tanto gli addetti ai lavori quanto i curiosi è il possibile ritrovamento della Basilica di Vitruvio, un sogno archeologico simile a quelli mitici dell’arca perduta o del santo graal. Da parte mia, ho fatto notare come nella zona scavata, in via Vitruvio, non siano stati effettuati altri ritrovamenti particolarmente significativi, in passato, nonostante si siano fatti molti lavori edili, anche su aree piuttosto estese. Inoltre, ho sottolineato come in genere su edifici importanti dell’antichità si trovino edifici altrettanto imponenti di epoche successive, per esempio chiese di grandi dimensioni. Nell’area prospiciente gli attuali scavi, invece, vi era solo la chiesa della Maddalena con il conservatorio delle orfane. Naturalmente non sottovaluto il fatto che la zona sia fra quelle coincidenti con i dati indicati da Vitruvio nel “De Architectura” né che il marmo cipollino (marmor carystium) rinvenuto in via Vitruvio venisse importato dall’Eubea proprio nel tempo in cui operava grande architetto romano. La cautela, tuttavia, è necessaria, considerati gli elementi pro e quelli contro l’affascinante ipotesi della scoperta epocale. Una cosa, in ogni caso, va tenuta presente: è molto probabile che Vitruvio abbia progettato anche altri edifici di Fano, perché il suo lavoro si basava sui rapporti fra spazio architettonico e spazi di esistenza sociale nelle città. Marco Vitruvio Pollione, alla fine del primo libro del trattato “De Architectura”, quando descrive i requisiti occorrenti per fondare una città fa presente che il sito architettonico non è solo uno spazio tecnico, economico, artistico o geometrico, ma è molto di più. Il sito è prima di tutto il rapporto tra la terra e il cielo, elementi fondamentali del mondo, connotati da proprietà e caratteristiche che sono stabilite dalle stagioni, dagli eventi atmosferici, dalle caratteristiche locali, dalle consuetudini delle persone. Dunque, scavando sotto gli strati settecenteschi, rinascimentali e medievali di Fano, verso le vestigia romane, anche se non si dovesse confermare l’eventualità della scoperta eclatante, è probabile che ci si imbatta in altre tracce del lavoro del grande architetto ed è bene prepararsi a valutare il suo intervento nella struttura stessa del Foro, con i suoi numerosi edifici sacri e civili.

L’immagine di fantasia, creata con l’intelligenza artificiale, mostra l’interno di un edificio creato secondo canoni vicini alle idee di Vitruvio

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