Pesaro, i mosaici del Duomo ci restituiscono alcune scene dall’Iliade

di Roberto Malini

Pesaro, antica città marchigiana affacciata sull’Adriatico, custodisce un gioiello inestimabile nel Duomo di Santa Maria Assunta. Sono i cicli di mosaici scoperti nella seconda metà dell’Ottocento sotto il pavimento del tempio, due tappeti musivi sovrapposti, che ci hanno tramandato la basilica delle origini, sorta probabilmente nel II secolo e quella riedificata sullo stesso sito in epoca medievale. I due pavimenti a mosaici ci consentono di ammirare scene realizzate fra il IV e il XIII secolo d.C., regalando agli appassionati di storia antica e ai turisti un’emozione che attraversa il tempo e gli eventi storici.

La nuova finestratura dei mosaici, appena inaugurata, consente di ammirare una porzione dell’immenso patrimonio artistico nascosto per secoli. Tuttavia, la Curia diocesana ha annunciato ambiziosi piani per rendere visibili entrambi gli strati di mosaici, svelando così tesori ancora sepolti che risalgono ai primi secoli dell’era cristiana.

Tra le opere più significative, ben visibile oggi attraverso le nuove finestrature antiriflesso, spicca il ciclo musivo dell’XI secolo, un vero e proprio viaggio nell’epopea greca. In quest’opera, ricca di riferimenti all’Iliade, i mosaicisti hanno espresso il mito della nave che condusse l’avvenente Elena a Troia, con la stessa Elena che sta per essere tratta a bordo della bireme. L’imbarcazione innalza fiera un vessillo effigiante l’aquila, simbolo di potere regale, ricordando la maestosità delle navi dell’antichità.

Elena, figlia di Zeus e Leda, moglie di Menelao re di Sparta, fu promessa da Afrodite a Paride, figlio di Priamo, re di Troia. Il rapimento di Elena da parte di Paride, che la condusse nella sua città a bordo di una nave carica di eroi, scatenò la guerra di Troia, narrata da Omero nel primo dei suoi poemi epici.

In un dettaglio stupefacente, il ciclo musivo di Pesaro sembra raffigurare lo stesso Omero, il cantore cieco, vicino alla figura di Elena. Inoltre, si possono ammirare le figure di Achille e Aiace impegnati in una partita di Petteia o Kubeia, antichi giochi da tavolo simili agli scacchi, le cui prime testimonianze risalgono a pitture vascolari del VI secolo a.C.

Questo straordinario recupero di un immaginario antico valorizza senza dubbio l’eredità artistica e culturale che la città di Pesaro possiede, un patrimonio che si esalta proprio nei mosaici custoditi gelosamente nel Duomo. I tappeti musivi, veri e propri tesori dell’antichità, ci trasportano in un viaggio affascinante che pone accenti particolari sull’epica omerica, arricchendo ulteriormente il patrimonio artistico italiano e offrendo uno spaccato unico delle suggestioni classiche presenti anche nel Medioevo.

Nelle foto, due sezioni del ciclo troiano

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