un progetto di Daniela Malini
Progetto “Siamo realisti!”: un lavoro nato in seguito all’incontro di una classe V del Liceo Artistico Klee Barabino con la letteratura realista. Accanto ai protagonisti del naturalismo francese come Gustave Flaubert ed Emile Zola, i ragazzi si sono soffermati su alcuni autori italiani tra cui Matilde Serao. Alcune pagine del reportage “Il ventre di Napoli”, sono apparse ai ragazzi quanto mai attuali. Si è pensato di proporre agli studenti di scrivere un reportage sulle contraddizioni della loro città o di un luogo, magari degradato, che conoscono. Ecco il secondo lavoro: “Il ventre di Serravalle Scrivia” di Andrea Saran. Daniela Malini, docente e scrittrice
Il ventre di Serravalle Scrivia
di Andrea Saran
Vi è sempre qualcosa che sfugge all’occhio dell’estraneo che s’avvia verso Serravalle Scrivia. La superficialità mostrate dalla pubblicità e dalle descrizioni dei giornalisti televisivi ci parlano degli scavi di Libarna, antica città romana collocata sulla via Postumia, del Serravalle Designer Outelet, il più grande d’Europa che vanta 250 negozi di grandi firme; non servono ad altro che ad accontentare coloro che preferirebbero non essere assillati dai racconti riguardanti il vero volto di questa cittadella ormai in decadenza.
Ma la gente, seppur svogliata, deve essere informata di questi spettacoli che avvengono nei suoi vicoli, attraverso le comparse e i protagonisti di raccapriccianti storie.
È giusto informare la gente delle condizioni di vita delle donne che verso la frazione soprannominata “la Barbellotta” dalla popolazione locale, “fan le disgraziate con ogni mancanza di pudore”, e che di ammoniti ce ne sono in abbondanza nelle zone vicino allo Scrivia verso via Palestro o lungo il ponte che porta a Stazzano.
Sono sicuro che la fama della zona commerciale di Praga e Negrero la conosca chiunque viva da queste parti, ma oltre a questo? Avete mai girato nell’area che precede l’ingresso del casello autostradale? Larga abbastanza da far passare due file di automobili, la SP35, sommersa da negozi e palazzine sudicie aventi poco più che 5 o 6 piani ciascuna, è spesso illuminata dalla luce smorta ed immobile dei lampioni a bordo strada, accompagnata dal puzzo dei liquami provenienti dal pattume gettato alla rinfusa sulla soglia dei portoni.
Ma non è qui che avviene il peggio, ma in tanti viottoli lugubri e nascosti. Criminali, donne costrette a prostituirsi, spacciatori bazzicano in luoghi come vico Riamondi, via Abbazia o salita Cappuccini quando la notte diventa scura e silenziosa. Sono posti dove le sparatorie a volte si portano via un povero innocente. Lì i dimenticati da tutti spulciano nell’immondizia alla ricerca di cibo, spesso con scarso successo. Lì ci sono donne costrette a passare le nottate, nella speranza che un giorno non lo debbano più fare.
Per ricostruire la coscienza comune ed aprire gli occhi di chi ha preferito l’ignoranza ad una soluzione per coloro che sono costretti a vivere in certe condizioni, è necessario rendere di pubblico dominio le poche conoscenze di cui sono a disposizione, e sperare che le vittime di questo mondo disumano possano un giorno iniziare a vivere.