Un premio ai giovani poeti

di Roberto Malini, presidente della giuria del Premio Internazionale di Poesia “La bellezza rimane”

Gli organizzatori e di conseguenza la giuria del Premio Internazionale di Poesia “La bellezza rimane” hanno ricevuto un numero elevatissimo di poesie scritte da giovanissimi e giovani autori. Ognuno di loro ci ha colpiti per la sincerità, il coraggio, la positività, lo spirito di ricerca. Qualcuno, attraverso i suoi versi, ha condiviso con noi situazioni difficili di sofferenza, esclusione, ansia. Altri ci hanno confidato e in parte affidato i loro sogni.

Identificare nel novero dei migliori un vincitore… che impresa difficile! E soprattutto, sarebbe stato giusto? Viviamo in un mondo in cui la giovinezza è troppo spesso sottovalutata e l’esperienza troppo lodata. Le generazioni che hanno preceduto i giovani di oggi ci hanno condotti in una situazione quasi senza via d’uscita. Hanno prosciugato le risorse della natura, hanno compromesso l’ambiente, hanno portato ovunque guerre, prevaricazioni, iniquità. Se non crediamo nei ragazzi, in chi possiamo avere fiducia?

“Per il notevole livello letterario e la profondità espressiva che si colgono nitidamente nei loro versi sul tema della Bellezza” – come recita la motivazione -, ma soprattutto per la speranza che ci infondono con la loro visione della società e del futuro, abbiamo deciso di assegnare “Un premio ai giovani poeti”, ex aequo, a ben dodici giovani autori. Ecco i loro nomi:

Serena Beatini
Giacomo Calleri
Cristian Canarini
Gabriele Garofalo
Gioele Lastella
Francesca Mari
Claudia Mele
Sofia Petralia
Ginevra Puccetti
Katia Saccomanno
Nicolò Ruscelli
Rebecca Taddeo

Come esempio della loro precoce maturità e della novità che la loro poesia costituisce, pubblichiamo una delle loro opere: “Squarcio e scisma” di Giacomo Calieri

Squarcio e Scisma

di Giacomo Calleri

Forse la nostra fine era scritta
nel nostro principio,
forse la nostra scissione era scritta
nelle nostre convergenze.
Siamo sempre stati una dissonanza,
un’asincronia nell’ordine contorto
di ogni cosa.
Vorrei e non vorrei
riaverti di fronte a me.
Siamo stati un errore
e la cosa più unica che potessimo essere.
Forse sospettavamo che tra i nostri sorrisi
si celassero già le nostre crepe,
ma le labbra non hanno mai
esitato ad incresparsi,
comunque.
Se ogni cosa è destinata a finire,
il senso di incominciare
si può nascondere negli errori?
Sono le imperfezioni
l’essenza del cosmo,
il fulcro della bellezza?
Cosa sarebbe il cielo
senza stelle, nuvole, comete?
Cosa sarebbe un foglio
senza parole, disegni, progetti?
Siamo squarcio e scisma,
iato e scissione,
il pegno minimo per un brivido vitale.
Trovandoci ci siamo persi,
ma ci cercheremmo infinite volte,
se non fossimo già stati separati dal tempo.
E da noi.
Siamo stati strappati
e ridotti a singoli.
È e sarà doloroso.
Ma ho imparato a riconoscere la bellezza
nelle nostre divergenze,
nelle nostre differenze,
nei nostri difetti,
nei nostri errori.
Le mie lacrime non colmeranno i vuoti
e ormai non voglio che succeda.

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