Biblioteca Berio, “Le metamorfosi del fumetto, presenza multiforme nell’espressione artistica”

Genova Poesia è particolarmente lieta di suggerire l’evento alla Biblioteca Berio. Genova ha una storia importante legata al fumetto e proprio nella città della Lanterna vive il poeta Steed Gamero, che ha portato il linguaggio del fumetto moderno nella poesia, vincendo numerosi premi letterari in Italia e all’estero e collaborando con artisti del fumetto di livello mondiale come Jon Foster e Dario Picciau.

Il Comitato di Genova della Società Dante Alighieri, in collaborazione con la Biblioteca Civica Berio e con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale, organizza il ciclo di incontri

Ieri e oggi: le metamorfosi culturali del nostro tempo

Genova, Biblioteca Civica Berio, Sala dei Chierici, ore 16.30

19 febbraio  2018
Claudio Bertieri (Studioso dell’immagine)
Le metamorfosi del fumetto, presenza multiforme nell’espressione artistica

Sarà disponibile gratuitamente per il pubblico un dossier con informazioni sugli argomenti trattati e sui relatori.  L’ingresso è libero fino alla capienza massima della sala (99 posti a sedere).  A richiesta dei Soci, la Dante Alighieri rilascia un attestato di partecipazione al ciclo di incontri per possibili accreditamenti. Per informazioni rivolgersi a dalighieri.ge@libero.it o al numero di telefono 0185/782225.

Il presidente del Comitato di Genova della Società Dante Alighieri
prof. Francesco De Nicola
Genova, 27 novembre 2017

19 febbraio 2018
Claudio Bertieri (Studioso dell’immagine)
Le metamorfosi del fumetto, presenza multiforme nell’espressione artistica

Lo stretto legame tra parole e immagini risale alle origini della nostra letteratura, quando gli antichi codici manoscritti erano spesso arricchiti da eleganti miniature, arte proveniente dalla Francia e che tuttavia ben presto si diffuse anche da noi; ne è testimone Dante che, nel canto XI del Purgatorio cita “quell’arte / ch’alluminar chiamata è in Parisi”, ricordando che “più ridon le carte / che pennelleggia Franco bolognese” (vv. 80-1 e 82-83), evidentemente divenuto famoso allora per le sue miniature. In seguito anche artisti assai celebrati si cimenteranno nell’illustrazione di testi letterari, come nel caso del Botticelli che, dal 1480 e il 1495 creò un centinaio di disegni (uno per ciascun canto, con alcuni andati poi dispersi) ispirati dalla Divina Commedia (il più noto dei quali è la Voragine infernale conservato nei Musei Vaticani). Quando, alcuni secoli più tardi, gli Italiani divennero lettori, ovviamente principianti, allora si rese necessario accompagnare le parole con le immagini, ma non per impreziosire i testi come nel Medio Evo, bensì per renderli più facilmente comprensibili: da quelli per i bambini, come Le avventure di Pinocchio di Collodi – che nella prima edizione del 1883 era illustrata da bellissimi disegni di Enrico Mazzanti – e come la stessa Divina Commedia, che ebbe una larga diffusione grazie alle illustrazioni in bianco e nero (1861) di Gustave Dorè. Il lungo connubio tra parole e immagini sarà arricchito a fine Ottocento dalla nascita del fumetto, nel quale il linguaggio essenziale espresso originariamente dai suoi personaggi creava un nuovo genere narrativo, che nel Novecento avrà uno sviluppo straordinario, prendendo aspetti multiformi e soddisfacendo le più diverse esigenze che oscillavano dall’intrattenimento per i lettori più piccini (si pensi all’importanza per l’educazione alla lettura di generazioni di italiani di una testata storica come il “Corriere dei piccoli”) alla propaganda di guerra affidata alla creazione di figure eroiche o, al contrario, di ridicoli personaggi di nemici, senza dimenticare che il fumetto entrerà nel secondo Novecento anche nella letteratura cosiddetta “alta” grazie alla penna e alla tavolozza geniali di Dino Buzzati, autore appunto del Poema a fumetti (Milano, Mondadori, 1969) e poi dei Miracoli di val Morel  (Milano, Garzanti, 1971), al quale si attribuisce il merito di avere inventato la “graphic novel” italiana. E la narrazione a fumetti aveva dato vita di volta in volta a personaggi di notorietà mondiale, creati da artisti ben consapevoli delle grandi potenzialità di questo moderno genere di narrazione; e naturalmente non si dovrà dimenticare che una filiazione dei fumetti erano stati i cartoni animati, che avevano aggiunto alle parole e alle immagini anche la componente auditiva e che, dopo il successo nelle sale cinematografiche, avevano rappresentato uno dei motivi della grande diffusione della televisione.
Dalle sue origini, dunque, in poco più di un secolo il fumetto ha assunto molteplici aspetti, entrando con la forza dell’efficacia di un codice comunicativo diretto e fantasioso nei più differenti generi della produzione artistica. E proprio su questo affascinante argomento, una storia insieme artistica e di costume, parlerà uno dei maggiori studiosi di arti visive, Claudio Bertieri. Autore di più di 50 volumi e di migliaia di articoli su cinema, fumetti, disegni, comunicazione visiva e sport (in minima parte raccolti nel recente e pur ampio volume La seduzione dell’immagine. Claudio Bertieri spettatore di professione, a cura di Francesco De Nicola, Sestri Levante, Gammarò, 2016) e già consulente per le attività culturali delle acciaierie di Corinigliano, è apprezzato non solo per la grande e appassionata competenza, ma anche per la capacità di coinvolgere il pubblico con la sua affabile ironia. Conduce sin dagli anni Cinquanta un discorso, storico e critico ad un tempo, sul cinema, approfondendone anche settori poco frequentati e ha svolto, e continua a svolgere  un’intensa attività giornalistica collaborando con numerosi quotidiani, riviste specializzate (tra le altre “Cinema” e “Bianco e nero”) e, come critico dell’immagine, scrivendo su “Linus”, “Eureka”, “Photography Italiana” e “Comic Art”.  Già direttore culturale di rassegne cinematografiche (come Film Video a Montecatini) e di fumetti (come il Salone Internazionale dei Comics di Lucca), nel 2002 ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università degli Studi di Genova, dove per alcuni anni ha insegnato presso la Facoltà di Scienze della Formazione.

Un grazie alla Fondazione Mario Novaro Onlus.

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