In memoria di Amos Oz

di Pasquale De Fazio

Cari amici, il 28 dicembre 2018, è mancato Amos Oz, un grande poeta. Da oggi l’umanità è più sola e più povera. Voglio condividere con voi il mio dolore inviandovi un pensiero che la lettura di un suo libro: “La vita fa rima con la morte” ebbe a far nascere in me. Spero non vi spiaccia e non vi sembri da parte mia immodesto.

Vita e morte facce di una stessa medaglia?

L’organismo unicellulare vive e si moltiplica fin tanto che l’ambiente in cui vive glielo permette. Poi va in stasi, sperando che le condizioni ambientali mutino in senso a lui favorevole.
Può anche succedere che l’ambiente lo modifichi, modifichi cioè il suo assetto genetico in modo da renderlo adatto alle nuove condizioni ambientali.
In tal modo, il nostro organismo unicellulare continuerà a vivere, diverso ma vitale.
Potrebbe anche conseguentemente vincere la morte e vivere per un periodo di tempo indefinito.
Purtroppo, o per buona sorte, un organismo complesso e senziente  non ha modo di vincere la morte.
Unico mezzo per lui di adattarsi alle variazioni ambientali è quello di ricorrere alla riproduzione sessuata e pertanto, in quanto individuo, a perire.
L’evoluzione ha uno scotto, la morte.
Ecco perché la vita fa rima con la morte, almeno per noi che non siamo costituiti di un’unica cellula e non siamo vegetali.
“Non c’è sposa  senza sposo, non c’è dare senza avere” come dice Amos Oz.
La morte è destino di tutti i viventi senzienti, regoliamoci di conseguenza.
Non solo, ma svanito l’ultimo ricordo di noi è come se non fossimo mai esistiti
Ma è proprio così?   E tutti coloro con i quali abbiamo interagito e dei quali abbiamo modificato in qualche modo la vita?
E’ la consapevolezza di sé che comporta il problema della morte:  “Cogito ergo sum”.
Forse anche le macchine pensanti quando avranno preso coscienza di sé si porranno il problema della morte.
Ma è soltanto questione di consapevolezza oppure è qualcosa di più complicato .
Mi riferisco alle “voci di dentro” che ci provengono al di fuori della nostra esperienza.
E’ la “voce di silenzio sottile” che ci parla e alla quale è difficile, a volte, non dare ascolto.
Mentre il corvo di Elia provvede al nostro pane ogni giorno.
Per non parlare degli uccelli del cielo.

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