Skylar e Alatishe Kolawole: viene dall’Africa la poesia che ispira le nuove generazioni. Con il plauso del Consiglio d’Europa

di Steed Gamero

Una foto emblematica: giovani studenti, fra cui alcuni promettenti artisti, che si entusiasmano per la nuova poesia che viene dall’Africa e canta il disagio delle minoranze, le preoccupazioni delle nuove generazioni, la necessità di promuovere uguaglianza e pace, di recuperare i valori dell’amicizia e della solidarietà. “Sono gli studenti della V C di grafica del Liceo Paul Klee Barabino di Genova,” spiega Daniela Malini, docente e poetessa, “e sono entusiasti delle poesie di Skylar e Alatishe Kolawole. Abbiamo donato a ognuno di loro una copia dei libri dell’una o dell’altro poeta, pubblicati recentemente in italiano, nelle traduzioni di Roberto Malini. La potenza, l’attualità, la sincerità dei versi dei due autori hanno conquistato gli studenti, perché propongono un modello di società che è vicino a quello di molti giovani: una società impegnata contro la povertà, la corruzione, la violenza, la discriminazione. Sono orgogliosa di questi ragazzi e sono, a mia volta, una fan di Skylar e Alatishe”. Il Consiglio d’Europa sostiene il lavoro dei due giovani poeti, che rappresentano i valori alla base del progetto dell’Unione europea: diritti umani, diversità culturale, scambi interculturali. Missione del Consiglio, infatti, è promuovere gli ideali che costituiscono il patrimonio comune degli Stati membri: democrazia, stato di diritto e rispetto dei diritti della persona. Questi ultimi tutelati dalla più importante delle Convenzioni del Consiglio: la Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, del 4 novembre 1950. Skylar e Alatishe inneggiano alla giustizia sociale e all’uguaglianza, innovando contemporaneamente lo strumento letterario nelle rispettive lingue. Skylar, giovane poetessa ruandese transgender, profuga in Uganda, è una delle voci nuove e coraggiose che si levano da nazioni in cui l’omofobia è ancora diffusa e dove risulta fondamentale l’apporto che arte e cultura possono dare alla società. “La poesia è lo strumento con cui cerco di educare la gente all’amore, al sentimento di umanità,” spiega in una nota biografica. “Ci sono paesi in cui la gente non ama e non capisce le persone Lgbt. Parlano di noi senza sapere chi siamo. Non siamo mostri, ma ci giudicano tali. I miei versi aiutano la gente a comprendere la nostra comunità”.

Sono gay e sono normale.
Sono lesbica e sono felice.
Sono bisessuale e sono sexy.
Sono transgender e sono orgogliosa.
È così, non siamo mostri!

L’odio porta alle liti.
L’odio porta alle guerre.
L’odio porta al rancore.
L’odio porta alla morte.
Ehi, non siamo mostri!

Skylar, autrice della raccolta “Chi ha detto che non sarai felice?” (Lavinia Dickinson, 2019), è una poetessa di pace, contro ogni forma di violenza. “È importante che i poeti si schierino in quella parte di umanità che si impegna contro qualsiasi tipo di discriminazione, odio e violenza”. L’autrice, nonostante la sua condizione di precarietà, che l’ha vista fuggire da un paese omofobo verso un altro in cui le persone Lgbt non hanno alcun diritto e sono vessate da leggi intolleranti, si dedica come può ad alleviare la condizione di esclusione e sofferenza dei suoi fratelli ed è attiva a difesa dei bambini di strada.

Alatishe Kolawole – la cui opera “Immergi i piedi in questo fiume di speranza” (Lavinia Dickinson, 2019) è in libreria – è un poeta nigeriano che desidera, sono le sue parole, “incarnare l’integrità”. Il suo sogno e la sua visione sono di diventare un esempio positivo per molti giovani, in tutto il mondo. Le sue poesie posseggono una notevole musicalità e un ritmo che raggiunge le profondità del cuore e della mente del lettore. Rappresentano la vita dei poveri, delle minoranze costrette ai margini, schiacciate da istituzioni corrotte e multinazionali che inquinano e devastano l’ambiente. La salvezza, secondo il poeta, è nella nostra facoltà di scegliere la fratellanza umana, la nonviolenza, l’amore, unici antidoti contro l’avidità e la violenza che consumano il nostro pianeta.

E per favore, prendi le mie mani e le mani di lui,
quelle di lei e quelle dell’umanità: segui le linee
sui nostri palmi, perché noi siamo il futuro.

Daniela Malini crede profondamente nella forza educativa della poesia ed è costantemente alla ricerca di autori capaci di rappresentare le contraddizioni e i timori che percorrono il nostro pianeta, le minacce che gravano sul nostro futuro, le ingiustizia che si verificano – quasi sempre dietro una cortina di indifferenza e silenzio – nelle diverse nazioni. I poeti che propone ai suoi studenti, però, devono trasmettere anche speranza, entusiasmo, fiducia nella possibilità di un futuro diverso dal presente, in cui l’umanità si unisca, finalmente, per evitare il ripetersi di conflitti, violazioni dei diritti umani e disastri ambientali. Un sogno che nelle poesie di Skylar e Alatishe appare come un traguardo raggiungibile. Probabilmente non da noi, ma è bello credere che saranno loro, la generazione di Greta Thunberg e dei ragazzi che ci sorridono dalla fotografia, a realizzarlo.

Nelle foto, Daniela Malini con gli studenti della V C di grafica del Liceo Paul Klee Barabino, ognuno con la sua copia del libro “Chi ha detto che non sarai felice?” o “Immergi i piedi in questo fiume di speranza”; Alatishe Kolawole, Skylar e le loro raccolte di poesie

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