L’arte di Giovanni Di Munno, vento di luce dai picchi dell’Ávila

di Roberto Malini – foto di Steed Gamero

Genova, 8 ottobre 2018. L’inaugurazione della retrospettiva dedicata a Giovanni Di Munno (Monopoli, 1919 – Caracas, 1993), presso la Galleria Satura di Palazzo Stella, è stata un evento d’arte e memoria di grande significato e pathos. Un pubblico numeroso, competente e attento è accorso al vernissage; non solo genovesi d’Italia, ma genovesi dal Venezuela, dal Brasile, dall’Ecuador, dal Cile, dal Perù. Ognuno attratto dal fascino dell’arte nella sua accezione più elevata e mirabile, l’arte di un maestro che aveva due patrie: l’Italia e il Venezuela. Non poteva mancare all’appuntamento la città che è nello stesso tempo multietnica e cosmopolita e che si riconosce nell’assoluto, nell’universale. Universale come la bellezza dei dipinti del Pintor de El Ávila, uno dei quali mi ha ispirato una breve poesia, che ho donato ad Amina di Munno, figlia dell’artista: tre versi secondo lo schema e la sillabazione dell’haiku giapponese, la forma di poesia più semplice e più difficile del mondo. Semplice come la nuda essenza dei paesaggi naturali di Giovanni Di Munno, paesaggi fatti di quel “vento di luce” con cui dipingono solo i pittori baciati da un talento straordinario. Difficile come la sua tecnica, capace di rendere non solo la monumentalità plastica dei picchi della cordigliera venezuelana, ma anche l’aura dorata dei suoi mattini, la cui “parola della stagione” – il kigo dell’haiku – è appena fuori dal tempo, cangiante e immobile nello stesso tempo. Che artista, che poeta del colore, Giovanni Di Munno! “Ammantato da un’ancestrale monumentalità,” scrive nel catalogo Flavia Motolese, “il monte Ávila ricorre sovente come soggetto emblema in cui Di Munno sembra scorgere il legame dell’uomo con la terra intesa come luogo d’origine che identifica la vita, ma soprattutto come elemento simbolico, dotato di una propria valenza spirituale”. È proprio vero: lo spirito dell’artista, lo spirito vivo dell’arte è ancora presente – e lo sarà sempre, per commuoverci ed emozionarci – nelle montagne dipinte firmate Giovanni Di Munno.

Su un dipinto di Giovanni Di Munno

di Roberto Malini

Vento di luce
sulla città turchese
viene dall’Ávila.

Nelle foto di Steed Gamero: il numeroso pubblico accorso alla retrospettiva di Giovanni Di Munno. Autoritratto dell’artista. Da sinistra: Maria Eugenia Esparragoza, antropologa, scrittrice e giornalista; Amina Di Munno, studiosa e traduttrice di lingua e letteratura portoghese, figlia dell’artista; Roberto Malini, poeta, autore di questo articolo; Daniela Malini, docente e poetessa; Amina Di Munno rende omaggio al padre artista; Mayela Barragan, giornalista e scrittrice di origine venezuelana, parla di Giovanni Di Munno e dell’importanza del suo lavoro per la cultura e la memoria del Venezuela; momenti della mostra: foto di gruppo (la seconda da sinistra è l’attrice e regista Franca Fioravanti); ritratto di Amina Di Munno.

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