Scuola. Cos’è l’indifferenza. Federica Tallarico, “Non è vita”

Un testo scritto in occasione del 27 gennaio 2021, Giorno della Memoria della Shoah. Federica Tallarico vive a Genova da poco, dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Crotone. Frequenta il II anno al Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti. Ecco il suo pensiero sul tema dell’indifferenza, attitudine umana solo in apparenza ininfluente sul corso della Storia, ma assai prossima, in realtà, all’odio e al pregiudizio da cui sono nati i più tragici genocidi e da cui hanno ancora origine guerre, repressioni, ingiustizie e abusi.

“Dopo aver lavorato sui documenti originali del processo Eichmann e dopo aver letto e analizzato le parole di Primo Levi, Liana Millu e Liliana Segre,” spiega la docente Daniela Malini, che sta curando l’iniziativa, “alcuni studenti si sono confrontati anche su un testo di Antonio Gramsci tratto dal libro Odio gli indifferenti. È stato chiesto loro di esprimersi su questo tema così centrale, oggi come in passato”.

Non è vita

di Federica Tallarico, II Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti, Genova

Che cos’è l’indifferenza? Bella domanda. Più che chiedersi cosa sia, dovremmo invece chiederci se noi siamo “indifferenti”. Indifferenti verso chi? Verso che cosa? La verità è che ci vuole tanto coraggio e una grande conoscenza di noi stessi per ammettere che almeno una volta nella nostra vita siamo stati indifferenti. Per pigrizia, ignoranza, egoismo; distratti da qualcos’altro che ci interessava di più. Indifferenza è abulia, parassitismo e vigliaccheria, non è vita. Noi giovani oggi ci perdiamo nei nostri cellulari, crediamo di essere “social” ma in realtà dovremmo definirci più “egoist-social”. Non ci preoccupiamo di cosa succede al nostro compagno di banco quando è vittima di bullismo o peggio di cyberbullismo, perché magari gay o di un’altra nazionalità o religione; figuriamoci preoccuparsi di cosa succede nel mondo intorno a noi. Troppa fatica, meglio far finta di niente. Forse Gramsci e Hebbel hanno ragione, siamo tutti dei “vigliacchi”. È finito il tempo dei partigiani coraggiosi che lottavano a costo della loro vita per il bene comune. Oggi siamo troppo individualisti e materialisti per preoccuparci e lottare per gli altri. Allora dovremmo chiederci come e cosa possiamo fare per uscire da questa apatia sociale e interessarci agli altri, condividere i problemi, lottare per le ingiustizie. La storia ci ha insegnato che l’indifferenza ha generato mostri come Hitler e tanti altri che si sono nutriti di questa indifferenza, di questa apatia. Allora mi chiedo, se non reagiamo e soprattutto non sentiamo il dolore degli altri, siamo come degli schiavi al servizio del male? Da sempre ci dicono che noi ragazzi e ragazze siamo il futuro, allora cosa dobbiamo fare veramente? Abbiamo bisogno di esempi concreti, non solo di parole. La famiglia, la scuola, la società, ci dovrebbero fornire esempi positivi ogni giorno. Solo allora forse non ci sarà più indifferenza ma libertà, equità e rispetto per tutti.

Nella foto, Liliana Segre davanti alla parola Indifferenza che, per sua volontà, è posta a lettere cubitali di pietra all’ingesso del Memoriale Binario 21 di Milano

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