Scuola. Cos’è l’indifferenza. Noemi Lauria, “La più grande ingiustizia”

Noemi Lauria, 14 anni, I Liceo delle Scienze Umane. Anche lei scrive un testo, particolarmente toccante, in occasione del 27 gennaio 2021, Giorno della Memoria della Shoah. Noemi scrive con grande partecipazione di temi enormi e fondamentali, collegati alla tragedia dell’Olocausto: il valore della Memoria, l’importanza di essere consapevoli di ciò che accadde, la responsabilità – anche attuale – degli indifferenti e di chi, come loro contraltare positivo, acquisendo conoscenza storica e umana, raccoglie il testimone dei sopravvissuti.

“Dopo aver lavorato sui documenti originali del processo Eichmann e dopo aver letto e analizzato le parole di Primo Levi, Liana Millu e Liliana Segre,” spiega la docente Daniela Malini, che sta curando l’iniziativa, “alcuni studenti si sono confrontati anche su un testo di Antonio Gramsci tratto dal libro Odio gli indifferenti. È stato chiesto loro di esprimersi su questo tema così centrale, oggi come in passato”.

La più grande ingiustizia

di Noemi Lauria, I Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti, Genova

Il tempo passa, le memorie si perdono, voci silenziose non verranno mai udite, e noi restiamo fermi… indifferenti a qualsiasi cosa non riguardi noi stessi, senza renderci conto che stiamo perdendo la cosa più importante. Più di settant’anni fa venne compiuto un genocidio dove molta gente innocente perse la vita senza alcun motivo. La Shoah fu un’atrocità che non va dimenticata anche se è passato tanto tempo, gli ultimi testimoni ci stanno lasciando per raggiungere la pace eterna che loro più di tutti si son meritati. Ma siamo consapevoli di tutte le storie che sono rimaste mute ed ormai non hanno più voce? Siamo consapevoli che la più grande ingiustizia la stiamo compiendo noi adesso? La gente sta cominciando a dimenticare, a breve le uniche testimonianze che ci resteranno saranno quelle impresse ad inchiostro sulla carta, resteranno soltanto le macerie di quelle terribili vecchie strutture assassine. Ma finché c’è memoria non si è veramente morti. Ed è proprio mentre le memorie si disperdono che noi restiamo impassibili a guardare, credendoci innocenti ma non sapendo che abbiamo tanta colpa quanto chi quando portavano via qualcuno non faceva nulla. Noi stessi siamo gli aguzzini che alle generazioni future lasceranno il nulla, come se fosse un ricordo troppo lontano, come se attualmente non stiano ancora accadendo queste ingiustizie.

Penso al mio bisnonno, un comune cittadino, che stava per essere fucilato senza nessun motivo e che venne salvato da un contrordine, ma una volta non bastava e quindi una seconda volta rischiò e per salvarsi si nascose in un buco. Penso alla mia bisnonna, già madre di molti figli, si ritrovò una baionetta puntata contro e le venne portato via il cibo dai soldati. Penso a come lei, incinta, strisciasse tra i rovi per portare il cibo al suo amato marito che stava provando a salvarsi la vita. Soltanto piccole sconosciute storie mai udite che però sono esistite, mille altre storie simili sono andate o stanno andando perse mentre noi ci scordiamo ciò che successe. Penso a mio cugino di due anni che, quando sarà più grande, mi chiederà cos’è il Giorno della Memoria e io potrò solamente raccontargli che un tempo ci fu un genocidio di persone innocenti, e quando mi chiederà il perché mi toccherà raccontargli quanto orrendo possa essere l’uomo.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *